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SINOSSI
Immagineremo di essere invitati a una grande festa nell’aldilà in onore di Kandinskij, organizzata nel salotto di Madame Helena Blavatsky, attraverso la quale Vassilij conoscerà quella dottrina segreta chiamata "Teosofia": una saggezza accumulata nel corso delle ere, provata e verificata da generazioni di profeti, fino a raggiungere quella sensazione di colore, come un collegamento tra opera d'arte e dimensione spirituale.  Alla festa parteciperanno i suoi più cari amici, dedicandogli  a sorpresa quei doni simbolici a lui più graditi. Assaggi d’emozioni profumate, zaffate di luce e d’ombra, toccate e fughe
di colori, alchimie antiche e nuove magie... La Blawatskij, con la complicità di Arthur Rimbaud, inviterà a sorpresa le donne più importanti della sua vita, quali Nina Andreeskij e Gabriele Münter; i suoi grandi amici, quali Franz Marc, Marianne von Werefkin, Alecsej von Jawlenkij, Arnold Schönberg; e le maggiori rappresentanti della danza e del teatro, quali Isadora Duncan ed Eleonora Duse.
A volo d’uccello si percorrerà con la memoria un lasso di tempo che va dalla fine Ottocento fino al 1944, anno della morte del Maestro, attraversando rivoluzioni, scoperte e guerre. “ I Cavalieri azzurri “, useranno per stupirlo ogni mezzo a loro disposizione - lecito ed illecito - stoccate ed affondi cavallereschi, colpi bassi, colpi di scena, colpi di testa. Abuseranno dell’Arte, del Cinema, della  Pubblicità; si sporcheranno le mani, la faccia, sfioreranno, toccheranno, se sarà necessario, peccheranno … perché l’anima e i sensi siano liberi di cantare. Proiezioni, giochi di luce, poesie, musica;  danze, stoffe colorate, sgocciolamento del colore, cibi accordati alle tonalità, saranno gli strumenti  utilizzati  per raggiungere lo spirituale che è in noi, avvolgendo completamente  lo spettatore  in ogni atto creativo.

NOTE DI REGIA​​​

Il luogo della rappresentazione diventerà la fucina di un’alchimista, dove celebrare la festa dei sensi, il gioco euforico del creare insieme, mettendo a nudo l’anima. Ogni partecipante sarà un Viaggiatore in partenza per un mondo onirico. Gli attori agiranno il palcoscenico, predisponendosi nel cerchio di Luce, come sacerdoti in un tempio, per celebrare il rito di purificazione, entrare in contatto con il Sé superiore e sfiorare la Grande Anima dell’Universo.“La vera opera d’arte nasce in modo misterioso, enigmatico, mistico “dall’artista”. Separatasi da lui, acquista una vita autonoma, una personalità, diventa un soggetto indipendente, che ha un proprio respiro naturale e che conduce anche una vita materiale reale, un essere. E’ lo spirito che determina la materia”  ( Kandinskij, Lo spirituale nell’arte, 1911)​

Ci si interroga sui limiti dell’arte come veicolo verso una ricerca ‘spirituale’ che postula il ritorno dell’essere dall’esilio – fisico, sociale o psicologico - continuando a sentirsi straniero eppure a casa. Ogni arte in effetti contiene tutte le altre. La pittura implica la musica, la letteratura, la coreografia, il cinema, la fotografia, e così anche il teatro, che si basa su un nucleo di conoscenze e di potenzialità proprie di diverse discipline. In questi anni stanno accadendo alcune cose nuove che aprono la strada ad un teatro di “composizione” aperta, un’idea di performance poetica che si sviluppa accanto alla “recitazione”.

E’ innegabile che le Neo-Avanguardie dell’arte si sviluppino in un solco lasciato dai poeti illuminati, come Rimbaud, dalla teosofia di Madame Blavatsky e dall’antroposofia di Rudolf Steiner, dalla modernità di una

attrice come la Duse, dalle «danze sacre» di Gurdjieff, da musicisti come Ravel, Debussy e Schönberg, riferimenti questi intrecciati con le esperienze degli astrattisti, degli orfisti, dei dadaisti, dei surrealisti, dei cubisti, in India, Africa, Medio Oriente, Messico, Haiti, ecc.

Anche noi beneficiamo di una trasmissione diretta di saperi di cui siamo consapevolmente dei “ladri”, rubando a piene mani da quel materiale ciò che serviva per le loro e per le nostre personali ricerche.


In particolare il nostro spettacolo si ispira alla visione avveniristica di Kandinskij, che ha sempre avuto un approccio spirituale, intimistico, verso l’arte, dimostrando completa estraneità a quello razionale.

Come accadde per il Maestro, anche noi, sia pure in epoche diverse, siamo interessati ai «misteri» della creazione artistica, al dàimon, al sacro duende, più che all’opera in sé.

Ci sono misteri da meditare, esperimenti da realizzare: combattere una “guerra santa” contro l’istinto ad adattarsi al mondo com’è o come ci appare; sfondare la sfera del visibile, poiché attraverso l’arte è possibile un ritorno da quell’esilio, in cui l’artista si è dovuto arroccare, per non vivere tragicamente in uno stato grigio di solitudine e di alterità; ritornare all’inizio, all’Uno, che tutto comprende e ci comprende.

La salvezza dell’Arte non può che tendere a una sinestesia di tutte le sue forme, di tutte le sue manifestazioni, che niente hanno a che vedere con una concezione «superba» della cultura, ma che è frutto di una espressione mistica, indispensabile per sottrarsi all’appiattimento, all’omologazione, del quotidiano.

L’opera d’arte consiste in una serie di tracce di memoria e mostra un processo passato e uno presente, in quanto è presentazione di qualcosa che è avvenuto, ma al tempo stesso è l’azione di ciò che è risvegliato, di una memoria ancestrale che appartiene e riporta a quell’Uno.

Per questo motivo le nostre performances teatrali sono azioni rituali, improvvisazioni colorate, gustose, tattili, odorose, che investono i sensi e che per la prima volta abbattono gli schemi del comune fare teatro.

Senza le azioni nate dalla tavolozza dei sentimenti, nessuno risveglio è possibile.


In questo spazio, senza gravità, camminano i nostri artisti, in questa dimensione creativa, immaginifica, prendono vita i colori e la musica dell’anima che anela alla grande Anima dell’Universo. Soltanto in questo sconfinamento tra amore e morte, in cui passato e presente convivono, il corpo dell’artista è un luogo attraversato da mille vite sovrapposte e dialoganti.

Per la prima volta in Italia Kandinskij viene rappresentato a teatro da 11 attori, 1 danzatrice, 5 musicisti !

Il 2-3-4 maggio 2013, presso il Teatro Greco di Roma, in Prima Nazionale, andrà in scena l’opera teatrale “Wassilij e i cavalieri azzurri – l’euforia dei colori, la festa dei sensi” per la regia di Patrizia Masi,
in collaborazione con il Teatro Greco, con il Patrocinio della Regione Lazio, il Comune di Roma e con il II Municipio del Comune di Roma.
L’Associazione Culturale Bolero, fondata a Roma nel 1998 per la conoscenza, la ricerca e la promozione dei popoli, nella persona della regista Patrizia Masi, Presidente dell’Associazione, e di Sabrina Marenzi, docente di Storia dell’Arte, ha ideato un nuovo progetto teatrale di sinestesia delle Arti, che si prefigge di accompagnare gli spettatori nelle “Stanze segrete” di Kandinskji, portandoli per mano attraverso i colori ed i suoni a cogliere le vibrazioni, a “toccare” e a “sentire” i dipinti del più grande rivoluzionario della storia della pittura moderna, il titano dell’Astrattismo, da cui hanno attinto i maggiori esponenti dell’Arte contemporanea. Ascoltare la pittura del più grande artista del Novecento attraverso l'anima, entrare e perdersi nell'opera di Kandinskij, sarà il viaggio che si compirà nell’arco dello spettacolo, il rito, la dimensione magico-sacrale, partendo dall'idea di spettacolo come cerimonia capace di riattivare "l'originaria unità dei sensi".
Dentro questo spazio, all'interno del cerchio magico creato dallo spettatore in vibrazione con l'attore, s’inizierà a predisporre l'animo all'ascolto, riappropriandosi delle dimensioni percettive, quali il tatto, il gusto, l'olfatto, quei sensi definiti "bassi", che riprendevano vita nelle Corrispondenze di Baudelaire, nella poesia di Rimbaud, che ispirarono il nostro artista russo, a creare il suo primo capolavoro sinestetico "Il suono giallo". Si darà quindi forma a quel complesso gioco delle corrispondenze fra suoni, movimenti e colori, passando dall'accordo armonioso all'azione contraria (contrasto, dissonanza), in coerenza con il principio estetico fondamentale di Kandinskij: "il dramma consta, in definitiva, del complesso delle esperienze interiori (vibrazioni psichiche) dello spettatore".
La sua concezione di un universo armonico di suoni e colori congiunti lo portò a stabilire una connessione tra il timbro di alcuni strumenti musicali, i colori e le sensazioni, in base alla teoria secondo la quale il movimento del colore è una vibrazione che tocca le corde dell'interiorità, descrive i colori in base alle sensazioni e alle emozioni che suscitano nello spettatore, paragonandoli a strumenti musicali.
Il colore, quindi, ha un odore, un sapore, un suono, un sentimento profondo; il rosso, ad esempio, risveglia in noi l'emozione del dolore, non per un'associazione di idee (rosso-sangue-dolore), ma per le sue proprie caratteristiche, per il suo "suono interiore".
La nostra epoca cerca l’imitazione della natura, la natura interpretata dalla psicologia dell’artista, l’atmosfera immediata, l’anatomia, la prospettiva, l’atmosfera esteriore, ma non cerca la vita interiore, non lascia che il quadro agisca su di lui. Accecato dai mezzi esteriori, non vede che cosa
sanno creare, non si accorge che possono comunicare non solo cose ma idee e sentimenti.” (Vassily Kandinskij -  Lo spirituale nell’arte, 1911)
La musica sarà l'essenza del nostro spettacolo, poiché il musicista possiede il segreto di un'arte progredita, ARTE capace di rinunciare appieno a scopi meramente pratici, espressione pura di affetti, di vita psichica, di suoni che corrispondono in pittura all'Astrattismo.
Immagineremo di essere invitati a una grande festa in onore di Kandinskij, organizzata nel salotto di Madame Helena Blavatsky, attraverso la quale Wassilij conoscerà quella dottrina segreta chiamata "Teosofia": una saggezza accumulata nel corso delle ere, provata e verificata da generazioni di profeti, fino a raggiungere quella sensazione di colore come un collegamento tra opera d'arte e dimensione spirituale.  Alla festa parteciperanno i suoi più cari amici e le persone a lui più affini, scelti a simboleggiare un Arte in cui sono eccelsi,  dedicando a Wassilij quei doni simbolici a lui più graditi.
Assaggi d’emozioni profumate, zaffate di luce e d’ombra, toccate e fughe di colori, alchimie antiche e nuove magie... La Blawatskij inviterà a sorpresa: Nina Andreeskij, Franz Marc, Arnold Schönberg, Marianne von Werefkin, Alecsej von Jawlenskij, Gabriele Münter, Arthur Rimbaud, Isadora Duncan, Eleonora Duse.
Al di là dello spazio e del tempo, i suoi compagni – “ I Cavalieri azzurri “, useranno ogni mezzo a loro disposizione - lecito ed illecito - stoccate ed affondi cavallereschi, colpi bassi, colpi di scena, colpi di testa. abuseranno dell’Arte, del Cinema, della Fotografia; si sporcheranno le mani, la faccia, sfioreranno, toccheranno, se sarà necessario, peccheranno … perché l’anima e i sensi siano liberi di cantare. Proiezioni, giochi di luce, poesie, musica;  danze, stoffe colorate, sgocciolamento del colore, cibi accordati alle tonalità, saranno gli strumenti  utilizzati  per raggiungere lo spirituale che è in noi, avvolgendo completamente  lo spettatore  in ogni atto creativo.
Il nostro lavoro offre pennellate di poesia, di racconti, di note,  di movimenti, mezzi legati da una necessità non esteriore ma interiore; in altri termini, entreremo in quella dimensione artistica espressiva e non più rappresentativa, dell'Arte.
Useremo il linguaggio delle emozioni per arrivare all’essenza dell’Arte, tradurremo in immagini l’alfabeto variopinto dei sentimenti, attingendo a tutta la gamma di immagini ed espressioni artistiche che formano la tavolozza dell’umano sentire la religiosità della vita.

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