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Fin dal lontano 2003 con la Manifestazione Tutto iniziò per magia - arti magiche e magie d’arte, per arrivare ai giorni nostri con lo spettacolo Rosso improvviso, la Compagnia Bolero si è occupata principalmente di diversità, di scambi, di confronti con le altre culture. Il nostro è un Teatro civile, politico, in cui convergono tutte le arti, soprattutto la Musica, quale colonna sonora che diventa parte integrante di ogni pièce teatrale. Una grande festa della Sinestesia!

Siamo con i Diversi, stiamo con gli Invisibili, gli Offesi, gli Ultimi. La nostra Compagnia ha numero variabile, sangue misto, presentimento d’infinita mutevolezza e congiunzione. Un cantiere a cielo aperto di operai del pensiero, un andirivieni di destini che si sono incrociati con il nostro, venendo da ogni punto cardinale. Non abbiamo pedigree, se non quello aristocratico dei cani randagi. Nelle scarpe l’offesa dell’emarginazione. E della povertà. Siamo Noi, i condannati all’esclusione, di pura razza bastarda. Parliamo di poesia. Ma è proprio da questa diversità subita e scelta che nascono il delirio e la grazia della creazione. Ognuno di noi è un campione genetico della diversità. Di razza universale. Si lavora in momenti di speciale lucidità, anche se i fantasmi che recitano da protagonisti nel teatro della mente provengono spesso da luoghi frequentati dalla follia. Una continua trasformazione, un brulicare di esperimenti, di reazioni chimiche, di fughe e ritorni. Un turbinio che attinge dapprima da una realtà tragica, in cui si è clamorosamente vinti, ma è solo per poco, perché quando quella realtà irrompe nel mondo della memoria e viene proiettata sulla scena, evocata in una serata particolare, allora la tragedia è impollinata di meraviglie e nuovi stupori . E siamo noi a vincere.

Siamo tra quelli che sentono la poesia, l’umanità, la difesa dell’uomo.

 

In altre parole, Noi di Bolero siamo scomodi sognatori. Il nostro cammino è tra cose insolute, un avanzare lento, a passo lungo, costante, come quello degli alpini, su una terra bugiarda, una terra ubriaca di parole. Cantiamo a squarciagola o con un filo di voce nei manicomi, nelle galere, nei quartieri abbandonati dalla decenza umana, per farci coraggio e abbattere i muri.

La nostra è una rivoluzione poetica.

A B O U T

Mimmo Appetiti

Nasce a Roma il 20 gennaio 1958, anno del lancio – proprio in quel mese – di Volare a Sanremo: segno del destino?
La musica accompagnerà tutta la sua vita, e lo porterà col tempo ad essere un collezionista di vinili.
La passione per il teatro è già presente sin dall’infanzia, quando organizzava piccoli spettacoli con le marionette per il fratello piu’ piccolo, e quando a scuola veniva sistematicamente ingaggiato  come piccolo attore, cantante o presentatore prodigio.
La passione teatrale cresce nel tempo come spettatore curioso ed attento, ma il clic fatidico scatta dopo la visione al Teatro Argentina nel 1975 di una straordinaria edizione de  L’opera da tre soldi di Brecht con Modugno, Toni Santuccio e Milva.
Fu un lampo, una botta di adrenalina, un’emozione che gli tolse il fiato e lo segno’ per sempre.
Le cose, si sa, non accadono mai per caso e, malgrado passi molto tempo, arriva il debutto come attore di Compagnia vera  a 35 anni al Teatro Olimpico: da lì in poi il  cammino è in continua ascesa. Il teatro diviene la sua vita e la cosa alla quale non rinuncia per nulla  al mondo.
Quello della recitazione è un percorso straordinario che consiglia a tutti di fare, poiché…non e’ mai troppo tardi!

Maddalena Fierro

Nasce a Roma il 4 dicembre 1963: della sua famiglia il ricordo più forte è quello della musica che, come una colonna sonora infinita, è presente ogni giorno, in ogni momento.
Per poter studiare le lingue si diploma all’Istituto Tecnico del Turismo e scopre il viaggio, non solo inteso come spostamento, ma come espansione, conoscenza, scambio, nutrimento attraverso luoghi, persone, atmosfere.
Il lavoro le sta stretto e così continua a leggere, immaginare di essere su un palco, interpretare la parte di se stessa più intima e più vera.
Viene letteralmente folgorata dallo spettacolo Flowers che Lindsay Kemp portò al Teatro Eliseo negli anni ’80, tanto da vederlo e rivederlo fino ad impararlo a memoria, a sentirlo dentro di sé, come parte di sé.
Decide quindi di seguire un corso di teatro pantomima e prende parte a un piccolo spettacolo della Compagnia i Beneandanti al Teatro Scientifico di Roma.
Ma sarà solo l’incontro con Patrizia Masi a farle scoprire la meraviglia del teatro.
Sarà Patrizia a “buttarla” letteralmente sul palcoscenico ad interpretare la Cassandra di Wyslawa Szimborska: che magia quella sera!
Entra quindi a far parte sin dall’inizio della Compagnia Bolero e grazie a Patrizia Masi impara a svelare nuove parti di sé, partecipando alle varie produzioni.

Nella Compagnia Bolero non si recita, si vive.

Patrizia Masi

 

Patrizia è figlia dell’Arte, ma di fatto nasce il 13 ottobre del ’54 a Livorno.
Dopo il Liceo Classico e l'Università, studia all’Accademia Nazionale d'Arte Drammatica Silvio D'Amico come attrice. Parallelamente al teatro, è doppiatrice, soggettista, sceneggiatrice e produttrice.
Da anni rincorre la Magia: è nata per magia, la respira e quando non la trova, la crea negli incontri, nelle cose che fa, quando si innamora.
Per 23 anni ha lavorato come attrice, curatrice di programmi, documentarista e regista in RAI, vincendo numerosi premi e riconoscimenti. Nel 1987 approda al Cinema con il film Bachi da seta, di cui è protagonista e sceneggiatrice con Gilberto Visintin, vincendo la Coppa Agis per l'Opera Prima al Festival di Salerno e il premio per la sceneggiatura al Festival di Mirabella Eclano.
Ma è da ben 35 che si occupa di spettacolo, inventando ruoli e situazioni che spaziano dal teatro alla musica, al canto, alla poesia, alla danza, al cinema.
L’ Arte è una sola e non ha confini: Patrizia gioca con i personaggi della vita, restituendo loro un ruolo da protagonisti nel teatro.
Nel 1990 fonda la OLP, Società di Produzione di Rassegne, Spettacoli, Concerti, Moda ed Eventi nazionali ed internazionali. Nel 1998 fonda l’Associazione Culturale Bolero, della quale è Presidente, e dalla quale nasce, come parte integrante dell’associazione stessa, la Compagnia Teatrale Bolero.

Sabrina Marenzi

 

Sabrina Marenzi è figlia dei due angeli più belli e vorticosi di Ponte Sant’Angelo: madre piena del colore del Rione Monti; padre cresciuto come un piccolo guerriero a San Lorenzo.
Le loro lotte, la voglia di cambiare, il loro amore infinito hanno fatto fiorire Sabrina, il loro spicchio di sole emerso il 23 ottobre del 1968.
Con loro ha imparato a volare sulle giostre, sui puledri del Colle Oppio, dal burattinaio del Gianicolo, nei teatri delle marionette, tra le vie della Roma antica, sui tasti del pianoforte dello zio, tra l’arte circense dei funamboli, nei teatri di cabaret.
Da allora Sabrina ha assaporato l’arte in modo giocoso, intrisa di stupore, magia e ha trasformato in progetti reali quei sogni di cucciola: gli studi universitari, i corsi di teatro, il lavoro scelto.
Oggi insegna storia dell’arte, fa teatro da 18 anni, e crea progetti per far immergere nell’arte anche chi non la vede, o non può correrle incontro, o non segue i fili della logica, ma sa ascoltarne le impercettibili vibrazioni.
Così l’arte, per Sabrina, è diventata vita, desiderio di conoscere, capire, trasmetterne i suoi segreti, renderla un corpo vivo e in trasformazione continua attraverso il teatro.
Il palcoscenico ha iniziato a respirare dentro di lei, a produrre emozioni rosse e vibranti come il fuoco, con Anna Proclemer nel 1990.
La sua gestualità sostituiva la parola in Giorni felici di Beckett, una montagna grigia la inglobava fino al collo; le onde di energia, il dolore, la felicità di vivere, la danza del corpo interno, partivano dal quella musa recitante e raggiungevano come vortici tempestosi il punto più profondo dell’anima della giovane spettatrice.
Sabrina lentamente si lasciò condurre da quel processo alchemico che la stava trasformando, liberando quella voglia irresistibile di mettere tutta se stessa dentro il teatro: dall’incontro con l’attrice Maria Teresa Pintus, allieva di Orazio Costa, è iniziato il viaggio verso una prima formazione, 3 anni di scuola.

 

Cristhian Perez-Victoriano

Nasce a Santiago del Cile nel 1976.
Ha iniziato a studiare recitazione poco più che ventenne, ottenendo da subito ruoli di rilievo per fiction e presentazioni televisive nazionali.
Se gli si chiede come mai la sua scelta di vita è caduta sulla recitazione, e nello specifico ora si focalizza sul teatro, la risposta è spontanea ed immediata.
E’ una passione che viveva tra le mura di casa, e che la madre gli ha trasmesso attraverso la capacità di sognare ad occhi aperti per poter essere nella vita chiunque egli volesse.
L’emozione di poter vivere tante vite in una sola, la voglia di non perdere l’innocenza del gioco, la forza e la voglia di andare avanti attraverso la forma dell’espressione.
Il teatro è vita, e la vita va vissuta come un grande palcoscenico.

Antonella Cappucci

Antonella è nata e vive a Roma.

Ha una laurea in Scienze della Comunicazione e credeva che la sua vita fosse correre dietro ai piani marketing di un’azienda.

A dieci anni i genitori la portano a vedere uno spettacolo musicale e rimane folgorata dalle tavole del palcoscenico. 

Sente un’irrefrenabile attrazione verso quel luogo così magico, ma gli eventi della vita la portano in tutt’altra direzione.  Quella passione  rimane sotto la cenere per molto tempo fino a che un Natale di alcuni anni fa riesplode violentemente.

Entrata per caso in un teatro completamente vuoto si avvicina timorosa al palco, sale le scale e si ritrova con un faro di luce azzurra puntato addosso.  Inizia a camminare su quelle tavole che aveva tanto sognato, scruta tra le quinte per scoprire i segreti  del palco mentre il suo cuore batte all’impazzata.

Antonella sente che il teatro è l’unico luogo senza spazio e senza tempo dove tutto è possibile dove ognuno può diventare altro da sé. Il luogo dove i muri crollano e la fantasia e la creatività aprono infinite porte su mondi possibili.

Così Antonella inizia a frequentare dei laboratori teatrali e contemporaneamente dei corsi di tango.

E proprio il tango la porta a conoscere la regista della Compagnia Bolero.

Durante una cena la magia si compie: le viene chiesto di partecipare ad uno spettacolo come ballerina ma Antonella non sapeva che quel tango sarebbe diventato tutt’altro.

Da allora fa parte della Compagnia Bolero come attrice e ballerina.

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Luca Mariani

Luca ha la fortuna di nascere a Napoli, città di musica, arte, cultura, teatro, teatro e teatro.

I ritmi e le atmosfere di Napoli, colorate di tutte le razze del mediterraneo, l'amore per la vita  e per il mare, i giochi vissuti per strada e la musicale e potente visceralità con cui la città celebra unita ogni sua festa o evento, sono la carne di quella cultura del teatro che Luca, di giorno in giorno, sta accrescendo e coltivando con passione, curiosità, gioia.

Nel quadro della vita di Luca non mancano note e colori orientali, coltivati per circa 10 anni percorrendo la strada delle arti marziali giapponesi e cinesi, fonte inesauribile di crescita e cambiamento.

Il viaggio di Luca nel teatro e nella recitazione, iniziato poco più che ventenne, è in pieno corso poiché coincide con una scelta di vita e col suo viaggio nel mondo: accademie, workshop e spettacoli a Roma, Napoli e Londra, in italiano, napoletano e inglese, amicizie in tutti i continenti, musiche e odori, ne sono le tappe. To be continued...

 

 

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Vincenzo D’Angelo



classe ’86, viene da Pagani – provincia di Salerno.
Scopre la passione teatrale per caso, quando già sedicenne e animatore in un villaggio turistico gli viene chiesto di partecipare ad uno spettacolo di cabaret.
Al contrario di ciò che si può pensare, non vi sono agitazioni o paure: è come una scoperta immediata di quella che è la sua reale natura, Vincenzo in un batter d’occhio ha trovato la sua via.
Sale su quel palco per la prima volta e assapora la meraviglia della recitazione.
Terminati gli studi a 18 anni, ispirandosi a Troisi e con l’approvazione di entrambi i genitori, arriva a Roma e dopo un provino per una scuola di recitazione comincia stabilmente la sua vita di attore.
Ogni volta che entra in una sala il silenzio è per lui il suono più bello da sentire: niente parole, niente musica.
Solo energia nella quale immergersi per sentire l’eco lontana di sensazioni ed emozioni che si inseguono durante le prove e gli spettacoli teatral

Mauro Cursi


 

Nasce nel 1953 a S.Oreste, nella provincia romana.
Sin da bambino ascolta sua madre cantare nella chiesa parrocchiale in occasione delle funzioni religiose e operette nel locale teatro comunale.
La passione per il canto di sua madre, come soprano, coltivata sino a tarda età segna il giovane verso un approccio comunicativo di grande rilevanza.
Al termine degli studi elementari gli viene infatti regalata una fisarmonica, il primo vero strumento.
Da li prende spunto una prima ricerca e studio presso la banda musicale locale.
Seguendo un po le orme materne, prosegue verso il viaggio musicale, non come cantante, ma come studioso ed appassionato di musica e strumenti musicali.
A 15 anni fonda il suo primo complesso (band) e per ripagarsi delle spese non lesina di suonare in feste di piazza, discoteche, matrimoni.
A 20 anni comincia a comporre la sua musica progressiva e collabora per il testo dei brani, mettendo al centro il riguardo alla comunicazione dei sentimenti, a volte all'incomunicabilità, alle difficoltà di rapportare le proprie sensazioni più profonde.
Ma sono tempi difficili gli anni settanta; la politicizzazione prende il sopravvento sui testi piuttosto che mettere al centro “l'essere umano” come unico ed indivisibile strumento, appiattendo così l'unicità, prediligendo le questioni di massa.
Manca qualcosa!
Si, l'esprimere le proprie individualità, la necessità ed il bisogno comunicativo vengono intercettate solo tempo dopo, allorché Patrizia Masi, amica di sempre, lo coinvolge, ancorché ripugnante, ad incanalare le sue sopite aspettative, in un primo progetto teatrale, poco impegnativo dal punto di vista partecipativo, ma senz'altro atto a far respirare l'aria dei camerini, del legno del palcoscenico, delle luci e colori abbaglianti......insomma di un'atmosfera carica di suspance.
Da quel momento il percorso risulterà segnato.
Non è certo un caso che nello spettacolo “certe notti non accadono mai” la regista Patrizia Masi le affida il ruolo di psichiatra in un labirinto di azioni a double-face, lo studioso vero e proprio ingabbiato in quelle realtà umane, anche le più incoffessabili.
E' un successo, soprattutto laddove l'espressività trova finalmente “sfogo” , così come il fiume trova il mare.
Da allora fa parte stabilmente della Compagnia Bolero, ritenendo la sperimentazione e l'approfondimento dei sentimenti una costante ricerca.
In fondo è ciò che desiderava!

 

Benedetto Palombo

 


Inizio lo studio del pianoforte all’età di 4 anni, a 8 anni (1974) mi iscrivo in Conservatorio per studiare pianoforte con Licia Mancini, sotto la cui guida mi diplomo a 18 anni (1984) con la votazione di 10 e lode. Parallelamente allo studio del pianoforte, inizio lo studio della composizione (1980) sotto la guida di Daniele Paris (cofondatore dello storico gruppo Nuova Consonanza). Continuo gli studi con Damiano D’Ambrosio (Conservatorio Cherubini di Firenze) e nel 1990 mi diplomo in composizione. Nel 1987 inizio lo studio della direzione d’orchestra con Daniele Paris per poi diplomarmi nel 1990. Durante questi anni inizio a tenere concerti come pianista solista e in formazioni da camera. Nel 1995 e 1996 seguo le master classes e il corso di direzione d’orchestra con Sergiu Celibidache presso La Schola Cantorum di Parigi (Rue Saint Jacques 269).

Nel 1996 mi laureo all’università La Sapienza di Roma con 110 e lode avendo seguito in particolare le lezioni del Prof. Pierluigi Petrobelli, Maurizio Agamennone (allievo di Diego Carpitella).

Nel 1987 dirigo una serie di concerti sinfonici con l’Orchestra Nazionale della Radio Rumena (Orchestra Nationala Radio, Str. General Berthelot, Nr. 60-64, Bucureşti, România).
Tra il 1988 e il 1996 do concerti solistici e cameristici, oltre a dirigere concerti sinfonici, in varie sale italiane ed europee (Sala Baldini, Sala Bösendorfer di Vienna, Philharmonia Pomorska di Bydgoszcz in Polonia, Sala Palatului di Bucarest, Odessa Philharmonic Theater in Ukraina etc...). Dal 1996 al 2000 sono stato Direttore stabile dell’Orchestra e Coro del Pantheon di Roma e ho diretto l’Orchestra Capitolium 94 (Orchestra della RAI di Roma ricostituitasi in Società dopo la chiusura della suddetta orchestra nel 1994).
Numerosi sono stati i Recital con cantanti liriche quali Cecilia Gasdia, Leyla Bersani, Laura Didier, Nariné Jaghatspanyan ... Autore delle musiche della tournée negli Stati Uniti e Canada (2005) della violinista inglese Rosemary Brown. Autore delle musiche eseguite dal vivo presso l’Antico Circolo del Tiro al Volo dei Parioli in un evento in cui si univano la ricerca di nuovi linguaggi musicali con quadri/installazioni di artisti contemporanei.

Durante i 26 anni di attività didattica in vari Conservatori d’Italia, gli importanti corsi di perfezionamento (Riva del Garda...) e l’insegnamento privato, ho capito che il metodo migliore per insegnare è quello che mi hanno insegnato gli studenti. Devo loro i miei successi didattici e non mi stancherò mai di riconoscerlo.

Vincenzo De Filippo


I suoi interessi spaziano dalla polifonia rinascimentale alla musica contemporanea, passando per il Tango argentino e il Jazz sia come strumentista che come arrangiatore.

Diplomato con il massimo dei voti all’accademia di Santa Cecilia in Composizione Sperimentale e Lettura della Partitura, attualmente studia Direzione d’Orchestra nello stesso Conservatorio.
Ha frequentato numerosi corsi di perfezionamento in vari ambiti tra cui:
Ferienkurse für Neue Musik in Darmstadt nel 2004, Siena Jazz, Roma Jazz’s Cool 2006, Settimana Internazionale del Recitar Cantando “Ottaviano Alberti” 2011. Ha studiato tra gli altri con: Luciano Pelosi, Claudio Dall’Albero, Bruno Tommaso, Ramberto Ciammarughi, Marco Beasley, Toshio Hosokawa, Wolfgang Mitterer.

L’attività concertistica spazia dalla musica classica con l’Ensemble Rinascimentale Alcanto, l’Estro Ironico, i Maestri Cantori di San Carlo Borromeo al Tango Argentino, esibendosi con il gruppo di cui è fondatore: il Trio de la Sombra, e nel panorama etnico ottiene molti successi col progetto Marmediterra che avvalendosi della collaborazione di musicisti Senegalesi, Libanesi,Marocchini e Slavi, si propone di filtrare e sintetizzare le matrici musicali del mediterraneo (musica araba, balcanica e popolare del sud Italia) con arrangiamenti sperimentali.
Per il Trio de la Sombra compone ed arrangia tutti i brani del loro repertorio.
Sempre nell’ambito del Tango, collabora con le cantanti Sandra Rumolino e Ana Karina Rossi.

In ambito Etnomusicologico tiene lezioni – concerto in molte istituzioni tra cui l’Università per Stranieri di Siena con una trattazione sulle similitudini della cantillazione coranica e la melopea dei canti dei minatori siciliani.

Ha scritto e curato musiche applicate al teatro, alla danza, al cinema e ultimamente compone musiche per video-art e videogames. Ha altresì partecipato in scena come musicista per questi spettacoli. Tra i maggiori: Milonga Merini (2012), Certe notti non accadono mai (2011-2012), Senza nulla a pretendere, fuite zingari che arrivano i teatranti (2011), Le Grand Cafè des Voyageurs – partiture per Umani Universi in transito (2009), Tango Clandestino (2008), Un Giorno Eterno (2008), Le Grand Cafè des Voyageurs (2007).

Dirige stabilmente l’Ensemble Alcanto, il Coro Taschler Voices e altre compagini orchestrali del panorama musicale italiano.

Pasquale Lancuba

 

Si avvia giovanissimo allo studio della fisarmonica diventandone presto un virtuoso nello stile del varieté.

 

Approfondisce i suoi studi musicali al Conservatorio di Santa Cecilia studiando Composizione Sperimentale con Giovanni Piazza e Maurizio Gabrieli.

 

Collabora stabilmente con i più importanti jazzisti e cantautori dell’area campana.

 

Si avvicina al Tango partendo dallo studio del folklore, prima mediterraneo, poi sudamericano.

 

Da diversi anni integra lo strumento della fisarmonica con lo studio del bandoneon.

 

Antonia Petrangeli

​Per me Teatro è come uno stargate, un viaggio nello spazio, nel tempo, nei sentimenti, nelle emozioni.
Pronta ogni volta a salpare a vele spiegate verso infiniti mondi, attraversando tempeste, immergendomi in rossi tramonti , cullata dalle onde, spinta dal forte vento della passione. Quando il Capitano dice “domani si parte!”, io sono lì davanti allo stargate in trepida attesa di sapere con quale personaggio dovrò sincronizzare il mio respiro, con quali nuovi occhi andrò ad esplorare il mondo.
Faccio parte della Compagnia Bolero dal 2003, da quando ho affrontato il personaggio di Saffo e di Alda Merini in “Sole per Amore” , continuando poi nelle vesti di Guerriera nello spettacolo il “Baobab delle Emozioni”.
Sono stata Marilù ne “Le Grand Cafè des Voyageurs”, una passeggiatrice di una stazione immaginaria con la sua grande umanità e ironia. Una vita piena di torti, amarezze, percosse, ma anche di umanità e di poesia.
Mi ritrovai internata nelle vesti di psicotica per aver ucciso mia sorella nelle vesti di Lina Maderni in “Certi notti non accadono mai” .
Passai all’Avanspettacolo con Pansè, una splendida guitta muta, quasi un pensiero sul palco ... ma forse è proprio questo il Teatro: una scena che verrà e vivrà da sè.

Monica Ferzi

 

Sono nata alle porte dell’autunno, a Roma, città in cui annuso ogni giorno la vita.
Faccio parte della Compagnia Bolero dal 2012;
i primi scatti nell’ambito teatrale sono per lo spettacolo ‘‘certe notti non accadono mai…’’; diciamo pure la mia prima volta;
la fotografia, per me?  è il mio sguardo sul mondo
La proiezione del sentire attraverso il vedere;
imprimere i sentimenti nell’immagine
È cogliere le emozioni, ma soprattutto, è vivere le mie attraverso:
movimenti, battiti, sorrisi, sguardi, pensieri inespressi, colori, profumi e sapori.
È sentire il mondo nella sua globalità/interezza.
Non solo persone, non solo natura e oggetti inanimati, ma la ricerca dell’anima.
Lasciarla trasparire timidamente.
Un po’ come Michelangelo, che nel marmo grezzo già intravedeva la sua opera, e a colpi di scalpello la sprigionava dalla materia;
lì trovava il suo appagamento;
non negli apprezzamenti degli spettatori stupiti della sua mente grandiosa.
O come Chagall, con i suoi personaggi sospesi tra sogno e realtà;
nei suoi quadri intimità e poesia.
Entrare piano piano, con lo stupore di una bimba, a scoprire questa forma d’Arte.

 

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